Ripercorriamo la storia e l’evoluzione del winch fino ai giorni nostri.
Già nel quarto secolo alcune fonti riportano dell’utilizzo dei primi winch, utilizzati per fissare i cavi dei primi ponti galleggianti e in edilizia.
L’utilizzo nella nautica arriva nei primi anni del ‘900 grazie al vulcanico “Mago di Bristol” il progettista americano Nathanael Herreshoff definito l’inventore della vela moderna. A lui si devono molte innovazioni tra le quali: il primo cat da regata, i primi arridatoi, le eliche a pale richiudibili, gli alberi in metallo, le canaline sull’albero con i garrocci, la chiglia a pinna con siluro terminale e timone appeso, i primi sistemi di compenso per far regatare insieme barche diverse.
Herreshoff introdusse i winch per la prima volta durante la progettazione e costruzione del Reliance nel 1903; con i suoi 60 metri di lunghezza fu il più grande defender che partecipò alla Coppa America. Per quell’epoca fu un’imbarcazione dalle dimensioni impressionanti: albero lungo 61 metri, tangone 26 metri, equipaggio 64 uomini e superficie velica di 1511 metri quadri. Fu proprio per queste dimensioni che il progettista pensò di introdurre un ausilio alle manovre. Sul ponte furono montati 9 verricelli in bronzo utilizzati per regolare il fiocco, le volanti e le drizze. Reliance impressionò tutti per le soluzioni adottate vincendo con ampio margine tutte le regate a cui partecipò. Da quel momento i winch iniziarono ad essere montati anche sulle altre barche.
Il numero di winch a bordo di ogni barca aumentò rapidamente in quanto vennero usati anche per bloccare le relative scotte. Ad esempio su uno Swan 65 ketch degli anni 70 ci sono tra coperta e alberi circa 15 winch. Successivamente con l’introduzione degli stopper e degli organizer il numero dei winch iniziò a diminuire in quanto uno di essi serviva più manovre.
Un’altra data importante nella storia dei winch è il 1967 quando il sig. George Lasko, all’epoca consulente dell’azienda americana “Telo Production”, inventò il winch self-tailing. Questo fu sicuramente un aiuto importante nell’utilizzo dei winch perché permetté di poter utilizzare entrambe le mani contemporaneamente sulla maniglia aumentando quindi forza e velocità di recupero.
Per chi non vuole fare fatica ci sono poi i winch elettrici self tailing dove basta tenere premuto un pulsante per vedere la campana girare senza fare nessuno sforzo. L’estrema facilità di utilizzo comporta però anche molti rischi. Con il winch elettrico non si riesce a percepire se la drizza sta sforzando perché magari un garroccio lavora male, la vela non è ben inferita, la drizza non passa correttamente o la vela è rimasta impigliata nel lazy jack etc. Ci vuole veramente poco a fare danni se non si tiene sempre d’occhio la manovra che si sta utilizzando. Pensate a compiere la stessa operazione con una persona all’albero che issa la drizza e l’altra che recupera manualmente la coda dal winch. Al minimo intoppo ci si ferma subito e gli sguardi si rivolgono verso l’alto a cercare dove potrebbe essere il problema evitando di fare danni. Quindi ben venga il winch elettrico ma utilizzatelo con la dovuta cautela ed attenzione fermandovi a intervalli regolari facendo un check veloce per verificare che non ci siano problemi.
Per le barche con grandi genoa che quindi hanno bisogno di recuperi veloci nella prima fase della virata sono stati progettati dei winch a 3 velocità. Attraverso una ghiera rotante posta sopra la campana si seleziona la maggiore velocità di rotazione che praticamente è in presa diretta cioè un giro di maniglia corrisponde quasi ad un giro della campana. A questo punto si deve girare in un determinato senso, quando si vuole passare alla marcia successiva è sufficiente cambiare senso di rotazione della maniglia, per passare all’ultima marcia si cambia nuovamente senso di rotazione. Bisogna un po’ prenderci la mano perché se si sbaglia la prima rotazione della maniglia la marcia diretta si disinserisce automaticamente. È comunque un ausilio notevole per quelle barche con genoa a grande sovrapposizione al 150%/160% della J ed oltre.
Come si usa un winch?
Utilizzare un winch è un’operazione semplice che sanno fare più o meno tutti. Farlo in maniera corretta invece è tutta un’altra storia. Bastano alcuni accorgimenti per dimezzare gli sforzi e aumentare la velocità di recupero.
La prima cosa è sicuramente la posizione. Chi deve girare la maniglia deve sempre mettersi in una posizione che sia il più stabile possibile per concentrarsi esclusivamente sui movimenti del busto e delle braccia senza pensare a dover stare in equilibrio. Ad esempio di bolina con barca sbandata, per posizionarsi al winch del genoa sottovento, l’ideale è stare a cavallo della panca del pozzetto con un piede sulla falchetta e l’altro nel pozzetto o comunque in una posizione stabile.
Altra cosa importante è guardare sempre verso prua per vedere quello che si sta facendo ed evitare di cazzare troppo il genoa facendolo toccare sulle sartie/crocette oppure fermarsi immediatamente se c’è qualche intoppo (grembiule della base oltre la battagliola).
Anche i movimenti e la posizione delle mani sulla maniglia sono importanti. Se abbiamo una classica maniglia, una mano dovrà impugnare il cilindro verticale e l’altra appoggiarsi sulla parte superiore generalmente dotata di pomolo girevole. I movimenti dovranno essere sia rotativi delle braccia ma aiutandosi leggermente anche col busto avanti e indietro per agevolare la fase di spinta e quella di tiro della maniglia.
Per evitare il formarsi di accavallamenti della scotta sulla campana, difficili poi da sbrogliare, è importante non esagerare con i giri. L’ideale è partire con 2 giri nella prima fase veloce del recupero aggiungendone poi ancora uno o due per la regolazione finale. Se si utilizzano subito 3-4 giri basta un minimo di imbando che il groppo è assicurato. Inoltre è sempre meglio non mettere la maniglia durante la fase di recupero veloce ed inserirla dopo avere aggiunto i giri necessari per la regolazione di fino.
Anche lascare la scotta è un’operazione che richiede qualche precauzione. L’operazione corretta è di impugnare la scotta con una mano e posizionare l’altra attorno al tamburo per accompagnare lo scorrimento ed evitare che si formino dei groppi. Se poi dobbiamo lascare la scotta durante una virata allora è fondamentale prima di tutto rimuovere sempre la maniglia dal winch per avere libertà di togliere velocemente i colli dalla campana.