PARTE 1: I disormeggi più facili
Si lo so che si dice ormeggiare, ho utilizzato il termine parcheggiare perché in questo articolo vi voglio spiegare come ormeggiare una barca a vela facendo un confronto con un parcheggio di una macchina. È una cosa che secondo me può essere di aiuto visto che quasi tutti guidiamo l’auto e quindi abbiamo una base comune di conoscenze.
Le fasi di disormeggio e ormeggio sono sempre le più complicate. Muoversi in spazi ristretti crea sempre un po’ di apprensione e paura di fare danni. Pianificando bene la manovra però si possono superare tutte le problematiche.
Questa è la prima di 4 parti di questa guida al disormeggio e ormeggio di una barca a vela
DISORMEGGIO
Iniziamo con 6 casi di disormeggio, con difficoltà via via crescenti, partendo dalla classica posizione “in andana”. Vediamo come fare. Innanzi tutto la manovra va preparata e pianificata in anticipo.
Bisogna preparare le cime di ormeggio: se si devono lasciare a terra, perché si farà ritorno in quel posto, allora meglio fare passare preventivamente le code esternamente ai pulpiti di poppa (facendo loro seguire il percorso inverso dell’estremità che arriva dalla banchina) per essere pronte ad essere lanciate una volta tolti i colli dalle gallocce. Se invece siamo in transito e le cime dobbiamo tenerle a bordo, allora meglio farle passare a doppino così le potremo liberare da bordo senza più scendere a terra. Mettere sempre in chiaro le code delle cime per non avere sorprese.
Caso 1: disormeggio con assenza sia di vento che di barche a fianco (livello difficoltà: 1)

Questa è la condizione più semplice, non c’è nessun elemento di disturbo che possa provocare problemi. L’unica cosa a cui stare attenti è di non prendere il pendino dell’ormeggio di prua nell’elica. Quindi prima di mollare gli ormeggi controllare che il pendino abbia sufficiente imbando e non sia incattivito da qualche parte sulla barca. Successivamente possiamo mollare sia a prua che a poppa. Ci vuole sempre una persona (solitamente quella che molla le trappe di prua) che segua e verifichi che le cime di prua affondino una volta mollate e lo comunichi al timoniere. La manovra corretta da parte del timoniere è mettere marcia avanti, accelerare deciso e poi una volta che la barca ha preso abbrivio mettere subito in folle fino a quando non si è passati con la poppa sopra la posizione della trappa di prua. Poi si può proseguire innestando nuovamente la marcia.
Caso 2: disormeggio con assenza di vento ma presenza di barche a fianco (livello difficoltà 2)

In questo caso è utile il paragone con l’automobile. Uscendo da un parcheggio di questo tipo con la macchina faremo un piccolo pezzo dritti e poi gireremo il volante a sinistra facendo attenzione a non toccare con il nostro fianco sinistro l’auto parcheggiata su quel lato.
Con la barca a vela è completamente diverso. La motivazione sta nel fatto che l’organo di governo è a poppa e non davanti, come nella macchina. L’asse di rotazione della barca è spostato più a prua rispetto al centro e quindi ogni volta che utilizziamo il timone la poppa si sposterà di più rispetto alla prua. Uscendo da un ormeggio come quello indicato nella figura dovremo andare inizialmente dritti e potremo cominciare ad accostare lentamente col timone soltanto quando oltre la metà della nostra barca sarà fuori dalle altre prue. Inoltre il lato più pericoloso da controllare non sarà come nel caso dell’auto quello centrale sinistro ma lo spigolo di poppa a dritta. Quindi la manovra va fatta guardando avanti ma controllando con attenzione la poppa perché sarà la parte che ruoterà e potrà andare a toccare sulla barca del vicino. Gli ormeggi di prua potranno essere mollati in anticipo aspettando che scendano sul fondo prima di uscire. Un’accortezza da seguire in questi casi è di non fare mai forza sulla battagliola (candelieri e draglie) del vicino ma utilizzare eventualmente le sartie o spingersi con il mezzo marinaio appoggiandosi alla falchetta. Lo so che è così comodo farsi spazio mettendo le mani sulle draglie, sono proprio li a portata di mano che ci chiamano, ma dobbiamo resistere alla tentazione!
Caso 3: disormeggio con vento al traverso che spira verso l’uscita del canale, senza barche ormeggiate di fianco. (livello di difficoltà 3)

Questa manovra nonostante la presenza del vento è relativamente semplice in quanto il vento ci aiuta a ruotare la prua verso la direzione desiderata. Certo, dipende da quanto vicine sono le barche sottovento a noi. Più sono vicine e più la manovra si complica. Ma questo sarà analizzato in un successivo caso.
Visto che questa è la prima situazione con il vento, vediamo le precauzioni da prendere in più oltre a quelle precedenti. In macchina non abbiamo elementi esterni che ci fanno spostare contro la nostra volontà. Se, mentre usciamo dal parcheggio ci suona il cellulare, possiamo fermarci a metà manovra e stare fermi in quella posizione a parlare anche un’ora senza che la macchina si sposti. In barca non è così. Se c’è vento, una volta iniziata la manovra non si può più tornare indietro, né tanto meno fermarsi per pensare a come fare. Per questo motivo prima di iniziare bisogna studiare in maniera approfondita da dove proviene il vento, le sua intensità, se è costante o rafficato e il relativo effetto che avrà sulla nostra barca.
Come impostare la manovra? Bisognerà iniziare a mollare le cime di ormeggio sottovento sia a prua che a poppa. In questo modo la barca non perderà la propria posizione. Dopo aver fatto passare correttamente le cime di ormeggio e verificato che le code siano in chiaro possiamo mollare gli ormeggi a prua e poppa nello stesso momento. Il timoniere subito dopo innesterà la marcia avanti dando una accelerata con la solita accortezza di mettere in folle quando passa nei pressi della trappa di prua che sta andando a fondo. Una volta libero potrà innestare nuovamente la marcia e uscire tranquillamente.
Una regola da seguire è che più il vento è sostenuto e più veloce va fatta la manovra a motore. Senza esagerare ovviamente; soltanto facendo molta pratica riusciremo a trovare le giuste velocità in base all’intensità del vento. La motivazione sta nel fatto che maggiore è la componente della velocità di avanzamento della barca e minore sarà quella dello scarroccio dovuta al vento. Facciamo un esempio per rendere l’idea. Se procediamo in retro al minimo con 15/20 nodi al traverso sarà più lo scarroccio che il movimento indietro della barca. Se invece andiamo più decisi allora lo scarroccio si ridurrà notevolmente e la barca inizierà a retrocedere.