È arrivato il giorno tanto atteso in cui nostro figlio ci ha comunicato di voler provare l’emozione di scivolare sull’acqua sospinto soltanto dalla forza del vento: gli piacerebbe iscriversi a un corso di vela. Noi siamo entusiasti della sua scelta, perché sappiamo che la vela oltre ad uno sport è soprattutto una scuola di vita; si impara a conoscere i propri limiti e a rispettare la natura. Subito dopo, però, ci sorgono alcuni interrogativi: che tipo di corso è meglio fargli seguire? Su derive o cabinati? Nel caso di derive quali sono le più adatte? Come facciamo a scegliere la migliore struttura a cui affidarci?
In questa guida cerchiamo di trasmettervi alcuni consigli per evitare la “crisi di rigetto”: può succedere che vostro figlio inizi il corso con grandi aspettative che già dal primo giorno non vengono soddisfatte. Bisogna assolutamente evitare che arrivi a pronunciare la fatidica frase “non ci voglio più andare!”.
La prima cosa fondamentale è la scelta della tipologia di corso. Per evitare che vostro figlio perda subito la passione per il nuovo sport è molto importante scegliere un corso che gli permetta oltre che di imparare anche di divertirsi. Bisogna quindi cercare una scuola che abbia un gruppo di allievi omogeneo come classe di età, in modo che si possano fare nuove amicizie o meglio ancora condividere la prima esperienza con i propri amici.
In genere i corsi di vela durano una settimana, un tempo sufficiente per capire se è lo sport adatto per vostro figlio oppure no. Nel caso in cui le sensazioni e le emozioni provate in questa settimana siano state superiori a quelle trasmesse dalla Playstation o dal suo cellulare e decida quindi di proseguire l’esperienza, c’è la possibilità di optare per corsi di più settimane o addirittura mensili o stagionali con relativo risparmio crescente a livello economico.
Gli istruttori, la chiave di volta:
Potete iscrivere vostro figlio alla scuola vela più rinomata, con le barche migliori, con la sede più grande, con il maggior numero di collaboratori, ma alla fine sarà l’istruttore che dovrà trasmettergli la sua passione, le sue emozioni e le sue conoscenze del magico mondo della vela. Sarà lui che farà scoccare la scintilla e l’amore per questo fantastico sport e che lo farà proseguire nel cammino che lo porterà alle prime regate e ad affacciarsi al mondo dell’agonismo.
Un bravo istruttore deve possedere prima di tutto una cosa: la passione per la vela e per la formazione. Non è detto che un bravo velista sia anche un bravo istruttore. La capacità di trasferire la propria passione e le proprie conoscenze agli altri molto spesso è innata. Bisogna saper mantenere la calma anche in situazioni difficili, ad esempio con vento forte o quando una barca scuffia e trasferire questo stato d’animo agli allievi per farli sentire sicuri, sempre. Bisogna essere autorevoli quando serve, ma anche saper ascoltare e capire i bisogni dei ragazzi.
Insomma più che informarvi sulla sede della scuola di vela fatevi raccontare, da chi magari ha già avuto esperienze, il rapporto con gli istruttori.
La seconda cosa è trovare una scuola che abbia delle barche con le caratteristiche più appropriate in base all’età di vostro figlio, al suo fisico, alla sua corporatura e al suo carattere. Senza dubbio è meglio iniziare dalle derive, in quanto permettono di “sentire” meglio la barca, il vento e il mare ed acquisire una maggiore sensibilità.
L’età minima per iniziare un corso di vela è 6 anni. Anche se indosserà sempre il salvagente fornito dalla scuola, si richiede per motivi di sicurezza, che il bambino sappia nuotare o per lo meno stare a galla. È inoltre obbligatorio fornire un certificato medico di sana e robusta costituzione per la pratica di attività sportiva non agonistica.
La barca più diffusa nei corsi di iniziazione alla vela è senza dubbio l’Optimist, disegnato nel 1947 da Clark Mills e caratterizzato dalle inconfondibili forme squadrate dello scafo spesso chiamato “vasca da bagno”. È lungo 2,30 mt per 1,13 mt di larghezza, ed è nato per trasportare una sola persona che quindi deve gestire sia il timone che l’unica vela con cui è armata, la randa. Nelle scuole di vela capita che le prime volte su un Optimist vengano imbarcati 2 bambini: uno con un po’ più di esperienza al timone e l’altro alla regolazione della vela. In questo modo il neofita ha modo di conoscere la barca e capire quali sono i pericoli e le manovre da fare senza (probabilmente) subire traumi. È una barca molto solida e robusta, non velocissima, ma permette di affrontare in sicurezza le prime uscite a vela da parte anche di bambini molto leggeri.
Nell’ultimo decennio sono nate diverse derive dalle forme e colori sgargianti per cercare di fare concorrenza, al “vecchio” Optimist, che continua indisturbato a riscuotere sempre un grande successo. Tra queste le più diffuse sono le seguenti.
Il laser Bug è lungo 2,64 mt per 1,30 mt di larghezza, disegnato nel 2008 da Jo Richards. È una deriva semplice da condurre ma allo stesso tempo sicura, divertente e marina. Può trasportare 1 o 2 persone di equipaggio il cui peso ideale varia tra 30 e 70 kg, permettendo quindi un’ elevata versatilità di utilizzo. È realizzata in 2 versioni, una per le scuole di vela e per i principianti con una randa in dacron da 3,8 mq e una versione race con una vela più grande di 5,8 mq che la rende più agile e scattante.
L’O’pen Bic è un’altra deriva lunga 2,75 mt e larga 1,14 mt progettata nel 2006 con l’obiettivo principale del divertimento. Il pozzetto è largo e privo di ingombri, riducendo la possibilità di farsi male e garantendo facili spostamenti al suo interno in ogni condizione di vento. Lo scafo aperto a poppa permette il veloce deflusso dell’acqua e, in caso di scuffia, un facile raddrizzamento. Il peso ideale dell’equipaggio è di 65 kg nel caso di una sola persona, più alto rispetto a Optimist e Laser Bug, anche per le prestazioni che la barca riesce a garantire; è quindi adatta a bambini un po’ più grandicelli. Può comunque essere portata anche in 2 persone e in questo caso il peso dell’equipaggio è stato testato fino a 90 kg.
Per motivi legati all’età o, molto spesso, al fisico di nostro figlio, si dovrà scegliere una tipologia di barca più grande sempre rientrante nella categoria delle derive. A questo punto si apre un ventaglio di scelta molto ampio.
Molto diffusa fino agli anni 2000 è stata la classe denominata “L’Equipe”, un doppio con trapezio (prevede due persone di equipaggio) lungo 3,90 mt dotato di 3 vele: una randa, uno spinnaker e un fiocco di dimensioni generose, Quest’ultimo crea sempre qualche problema durante la virata, sia per fargli cambiare mura che per cazzarlo in caso di brezza tesa, in quanto richiede una certa forza che non tutti i bambini possiedono.
Altra barca molto diffusa sia nelle scuole vela che per proseguire poi con le regate è il 420 nata negli anni ‘60, anche questa un “doppio” lungo 4,20 mt e largo 1,65 mt più scattante e “nervosa” dell’Equipe e per questo necessita di più peso e più forza per essere portata con vento medio-forte. È dotata di trapezio per il prodiere e di un gioco di vele composto da randa, fiocco e spinnaker. Il peso ideale dell’equipaggio per sfruttarla al meglio è di poco superiore ai 100 kg.
Tra i “doppi” diverse scuole vela utilizzano l’RS Feva una deriva lunga 3,64 mt e larga 1,42 mt con progetto relativamente più recente nato in Inghilterra nel 2002 e poi diffusosi in tutto il mondo grazie alle sua robustezza, alla semplicità di utilizzo e alle buone prestazioni grazie al trapezio e al gioco di vele che prevede randa, fiocco e gennaker armato su bompresso retrattile. Il peso ottimale dell’equipaggio è di circa 90 kg e l’età ideale è compresa tra gli 11 e i 15 anni.
Infine, se vostro figlio è più individualista potrà dedicarsi alle classi singole. Tra queste una delle più diffuse è il laser, il cui progetto risale al 1971 ad opera del canadese Bruce Kirby. Una barca lunga 4,06 mt e larga 1,42 mt molto robusta e semplice a livello di attrezzatura, in quanto è dotata di una sola vela e poche regolazioni, caratteristiche che ne hanno permesso la grandissima diffusione e durata arrivando a produrre più di 200.000 barche in 140 paesi. Nel 1996 ha anche ottenuto lo status di classe olimpica. Fino a quando il vento rimane leggero non richiede particolari doti nel condurla. Già con vento medio invece, soprattutto in poppa, è necessaria una discreta preparazione sia fisica che tecnica per riuscire a domarla e a evitare la più classica delle scuffie. Un’altra caratteristica che la rende unica è la possibilità di utilizzare lo stesso scafo per armare tre diverse combinazioni di albero/vela in base al peso e al fisico dell’equipaggio: il laser standard ha una vela di 7,06 mq, il laser radial ha una superficie velica di 5,76 mq (18% più piccola della standard), infine il laser 4.7, come anticipa la sua sigla, ha una vela di 4,7 mq ridotta del 35% rispetto alla standard. Con quest’ultima vela il laser permette di veleggiare in tranquillità anche a giovanissimi del peso di circa 35 kg.